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PAGLIAIO: Grande cumulo di paglia o fieno di forma conica sorretto da un palo centrale, nei pressi della casa colonica. Costituisce la riserva annuale di cibo o lettiera per il bestiame.

La battitura del grano “CIUE’ EL GIORNO QUANNO SE BATTEVA EL GRA’” oggi trebbiatura, era la festa e la fatica più grossa dell’anno per la nostra campagna.

“SE DICEVA EL BATTE, PERCHE’ ‘NA VO’, PRIMA CHE ‘NVENTASSENE LE MACCHINE, EL GRA’ SE BATTEVA A MA’, CU J BASTO’, CU LE PERTIGHE, IN MODO CHE L’ACINO SCAPPAVA FORA DA LA SPIGA” e rimaneva solo la paja.

Dopo aver portato tutta la paglia sull’aia, si ammucchiava, a volte superava anche la casa ”SSU PALAZZO DE SPIGHE E DE PAJA ERA EL BARCO’”.

La mattina seguente arrivava la trebbia con la scaletta che si fermava proprio ai piedi del “MALLO’”, il palo centrale già piantato per terra.

La scala portava su “PAJA SU PAJA” proprio sopra i “PAJAROLI” che alla fine facevano gli equilibristi, con mano rastrelli e “FURCO’” di legno, seguendo la forma prestabilita.

Ai piedi del “PAJARO” c’erano altri uomini che cominciavano a dare una “PETTINATELLA”, una spuntata quà e là, proprio come fa il barbiere, per dare una forma perfetta.

Il “PAJARO” era il capolavoro del “BATTE”, era il testimonio, doveva essere fatto bene, non doveva pendere, doveva resistere alla pioggia e al vento.

Quando era tutto finito “‘RMANEVA SOLO LU’ IN VISTA, A FASSE VEDE, VESTITO DE NOVO”.

Per fare il “PAJARO” ci voleva l’ esperienza, la pazienza, il mestiere e la fortuna che solo gli uomini di una volta avevano.

Tratto dal libro “ERIMI FATTI CUSCI … EMBE?” di Augusto Castellani